venerdì 30 novembre 2012

Esodati Bresciani per Bersani

Esodati Bresciani per Bersani

Siamo alcuni esodati bresciani e tra di noi le situazioni sono diverse per provenienza e condizione di esodo: accordo individuale (per i postali), o accordo collettivo (mobilità, come all’IVECO e all’IVECO mezzi speciali).
Non siamo qui perché militanti, iscritti o semplici elettori del PD, anzi, molti di noi non hanno mai votato PD.

Siamo qui per sostenere i nostri diritti, motivandoli, facendo riferimento ad un documento condiviso tra esodati.
Perché partecipiamo alle primarie del centrosinistra e votiamo Bersani.

Nella nostra condizione di esodati è una scelta “obbligata” perché Bersani è l’unico segretario di partito che ha incontrato noi esodati, che ha accettato di ascoltarci e accolti anche quando ci siamo presentati senza preavviso, confrontandosi sul tema, garantendo l’impegno anche personale e proponendo soluzioni che sta portando avanti.
Attualmente Bersani è l’unico politico che, se diventasse Presidente del Consiglio, interverrebbe sulla riforma delle pensioni non solo per risolvere la questione degli esodati, ma anche per introdurvi i correttivi e le gradualità che mancano.

Coi Parlamentari che lo sostengono in queste primarie, gli esodati hanno un rapporto quotidiano. Questi parlamentari sono:
Cesare Damiano, Maria Luisa Gnecchi, Lucia Codurelli, (commissione lavoro della Camera) Pier Paolo Baretta, (commissione Bilancio).

Il rapporto è stato stretto e proficuo in tutti i passaggi di questa incredibile situazione, dal DECRETO-LEGGE 6 dicembre 2011, n. 201 (il cui titolo era:Disposizioni urgenti per la crescita, l’equità e il consolidamento dei conti pubblici”).
A distanza di un anno lasciamo ricercare a chi si diletta di aghi nei pagliai le tracce della Crescita, ma soprattutto dell’Equità.

Noi abbiamo capito subito che in quel provvedimento NON c’era equità.
Dall’impotenza provata in quei giorni, quando ci sentivamo soli, socialmente cancellati, con l’opinione pubblica che plaudeva alla ritrovata capacità del governo dei tecnici nell’intervenire tempestivamente in una situazione di sfacelo della Nazione e nella quale noi potevamo essere solo un effetto collaterale o vittime di un fuoco amico.

Da quei giorni di immediate, ma poche e inefficaci iniziative sindacali, e nel coro univoco dei parlamentari e dei mezzi di informazione che erano acriticamente a favore di ciò che veniva perpetrato ai nostri danni, non riuscivamo a capire come mai non ci ascoltassero;
da quei giorni nei quali ci sentivamo addossata, dai tecnici e super esperti al governo, la vergogna di essere stati dei profittatori sociali, accusati di essere fra le cause, (forse la principale), dei conti che non andavano bene, ci siamo autoreclusi davanti al PC a scrivere le nostre ragioni, a cercare se ce ne fossero altre, ai timidi contatti con le prime e-mail da qualche parte d’Italia.

In quei giorni la notizia che l’On. Codurelli, (di Lecco), si dimetteva, perché sentiva il peso di questa iniquità, ha aperto uno spiraglio nel quale  ci siamo ritrovati in molti.
Noi siamo stati tra i numerosissimi esodati che, da tutta Italia, le hanno chiesto di restare, di ritirare quelle dimissioni, perché ci sentivamo rappresentati da quel tipo di sensibilità.

Nel frattempo, tra di noi, sono partiti i primi tentativi di organizzare qualcosa e con propositi estremi: “incateniamoci davanti al ministero”, oppure “andiamo sulla Madonnina di Milano, su qualche gru o qualche tetto”, come molti, in quel momento, stavano facendo.
Da quei giorni di disperazione ad oggi abbiamo fatto dei passi in avanti.

Mai avremmo pensato di trovare, fuori dal sindacato, tra i parlamentari, persone capaci di rapportarsi quotidianamente con chiunque, (senza chiedere una sola volta “credenziali politiche”), di ascoltare le situazioni e cercare le modalità per la loro soluzione.
Il rapporto con Damiano, Gnecchi, Codurelli e Baretta è sempre stato schietto, non ci hanno mai raccontato frottole. (Li abbiamo sfiniti con le nostre e-mail!).

·       Già da gennaio-febbraio ci hanno sempre detto che la strada per una soluzione sarebbe stata lunga, ma l’avrebbero percorsa.

·         Il Decreto Legge della Fornero prevedeva salvaguardie per 50mila esodati.

·       Nella sua conversione in legge, grazie ad ordini del giorno di Damiano e che furono ripresi nella discussione del cosiddetto decreto  Milleproroghe,  il numero salì a 65mila e questi erano TUTTI, secondo la Fornero.

·       Durante la fase del Milleproroghe (febbraio) lo scambio di e-mail tra i comitati degli esodati, che nel frattempo erano sorti in Italia, (ora sono una quindicina,) e i parlamentari, con le bozze e le correzioni degli emendamenti da proporre, furono numerose e frenetiche e rimbalzarono sui blog e i forum di discussione consentendo un ulteriore sviluppo nel dibattito parlamentare.

·       A seguito della manifestazione sindacale di aprile e la polemica innescata sul numero degli esodati, (Fornero insisteva sui 65mila e il Sindacato diceva 350mila), fu pubblicato un documento dell’INPS con il numero di 390mila.

·       Come esodati siamo andati più volte alle sedi nazionali dei partiti (PDL, UDC, IDV) ma il solo segretario di partito che ha accettato di ascoltare le nostre ragioni è stato Bersani.

·       Successivamente proprio Bersani ha chiesto di trovare la soluzione per gli esodati, minacciando di non votare i famosi “compiti a casa” che Monti voleva mostrare in Europa.
Improvvisamente il Governo ha abbandonato il numero magico dei 65mila e ne ha aggiunti altri 55mila (a proposito, quel decreto del 5-10-2012 non è ancora stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale e ciò ritarderà tutte le decorrenze dei termini per l’individuazione di chi sarà tra i salvaguardati: è normale?).

·       Intanto noi ci chiedevamo: «Sarò io l’esodato n° 120millesimo e uno, quello che, anche avendone diritto, resterà fuori

·       Poi la “spending review” e legge di stabilità, passando dalla proposta di legge Damiano nr. 5103.

·       La 5103 è arrivata al voto in commissione lavoro della camera unificando le proposte di PD, PDL, Lega Nord e IDV, ma anche dei Sindacati, (non solo confederali), e dei comitati degli esodati; prevedeva l’uscita dal concetto di numero per riportarla a quello del diritto.

·       La proposta, purtroppo, ha trovato l’opposizione e del governo e del PDL, accodandosi alla posizione della Ragioneria dello Stato senza ricercare soluzioni alternative alla sua copertura.

·       Ora la proposta giace in parlamento; la legge di stabilità ha introdotto dei piccoli correttivi modificando il concetto di quantità in salvaguardia di intere categorie (tutelando all’incirca altre 10mila persone).

·       Inoltre viene istituito un fondo (come esodati lo avevamo suggerito ancora ad aprile, ma la nostra ipotesi era che venisse gestito dall’INPS come fondo previdenziale). Il fondo appena costituito rappresenta uno strumento utile alla salvaguardia di tutti.Ha valenza di tutela e non di assistenza. Infatti è stata tolto il termine “assistenziale” contenuto nella proposta governativa. In esso sono convogliate le risorse già stanziate, (attualmente di circa 9 miliardi e 700 milioni che saranno spalmate in un arco temporale che arriverà fino al 2020).
Può essere rinnovato e rifinanziato: stabilendo la spesa, di volta in volta, ha minori problemi di copertura.
I risparmi che potrebbero prodursi su questo stanziamento restano al fondo.
Viene così superata la norma introdotta da Tremonti, secondo la quale tutti i risparmi prodotti sulle previsioni di spesa andavano automaticamente a coprire il debito pubblico.
Adesso la Legge di Stabilità va all’esame del Senato e… non staremo solo a vedere.

·         A proposito di equità …
Questo fondo sarà finanziato anche ricorrendo, eventualmente, ad una non rivalutazione delle pensioni superiori 6 volte il minimo.
Ci chiediamo: perché si possono toccare le pensioni 6 volte il minimo e non i redditi oltre i 150mila euro?

Ci sono questioni che “agitano” gli esodati.
La prima è una domanda che si insinua dall’inizio della vicenda nel “corpo” degli esodati. Perché il PD non si è opposto subito? Perché non ha battuto i pugni sul tavolo del governo? Perché ha concesso la fiducia al governo Monti? Perché ha votato la riforma Fornero?
ALTRI LO HANO FATTO, (ad esempio contro la patrimoniale, contro gli ipotizzati interventi su taxisti e farmacisti), il PD non lo ha fatto o perlomeno non lo ha fatto con la stessa determinazione.

Ma Bersani, dicevamo, ci ha ascoltato, e proposto soluzioni, mostrandoci che c’è una politica che sa ascoltare i cittadini, c’è una politica che trova il suo motivo principale nello stare in mezzo alla gente ed ai suoi problemi, nel guardare le persone “all’altezza degli occhi” (come dice Bersani).

Cosa che non fa Renzi. Gli esodati d’Italia hanno seguito gli spostamenti del suo camper ed in alcune occasioni hanno cercato di avvicinarlo per porgli la domanda: “Come intende risolvere il problema degli esodati?”.
Difficile è stato ricevere la DOVUTA attenzione. I più fortunati, all’auditorium di Roma, si sono sentiti rispondere che la riforma della pensione è sacrosanta e va bene, ma bisogna risolvere il problema degli esodati. Qualcuno gli ha chiesto «Come?». Non c’è stata risposta se non una richiesta di indirizzi e-mail a cui, avrebbe sostenuto, sarebbero pervenute risposte compiute ed argomentate: ad oggi siamo ancora in attesa di queste risposte.

Tra i suoi ispiratori in questa materia ci sono i senatori Morando e Ichino. Quest’ultimo ha presentato una proposta di legge che, secondo lui, risolverebbe buona parte del problema degli esodati prevedendo il ritorno al lavoro degli over 55.
Una proposta che cozza contro la mancanza di lavoro per i giovani, contro le intenzioni dei datori di lavoro che, (ne siamo la prova vivente), preferiscono buttar fuori anziché assumere in questa fascia d’età.

Cozza anche contro il buon senso, perché è ovvio che per far assumere queste persone si devono prevedere incentivi così forti che facciano costare pochissimo questi lavoratori.
Logica vorrebbe che la Ragioneria dello Stato, di fronte a mancati introiti, anche stavolta dirà che non c’è copertura. O no?

Spesso Bersani dice nei suoi interventi che le foglie nuove nascono da alberi con radici profonde.
Radici che ti fanno reagire quando il diritto viene calpestato.

Radici, i valori che ci hanno unito e che ci permettono ancora oggi di stare insieme e di dire che non molleremo la presa fino a che l’ultimo degli esodati non avrà ritrovato la serenità e la tranquillità che merita.
Esodati: PERSONE, NON NUMERI, CON UNA PROPRIA STORIA, UN PROPRIO PASSATO, UN PRESENTE, E, SI SPERA, UN FUTURO IN CUI RITROVARE LA SERENITA’ E LA TRANQUILLITA’ CHE QUESTA SCELLERATA RIFORMA HA TRASFORMATO IN UN INCUBO.

Esodati Bresciani per Bersani
Brescia 29-11-2012

2 commenti:

  1. TUTTI , E DICO TUTTI, GLI ESODATI, DEVONO VOTARE BERSANI, ED ALLE POLITICHE VOTARE PD, NON E' PIU' UNA SCELTA DI CAMPO, NON E' UNTRADIRE LE PROPIE TRADIZIONI , O SIMPATIE POLITICHE, E', E DEVE ESSERE IL GIUSTO RICONOSCIMENTO, A CHI FINO AD ORA E' STATO AL NOSTRO FIANCO, E CHE PUO' APPORTARE DELLE MODIFICHE ALLA MALEDETTA LEGGE FORNERO SULLE PENSIONI.

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  2. Siamo di fronte a una scelta ,il problema di tutti gli esodati non si risolvono a parole o promesse ma si risolve discutendo e trovando le risorse economiche questo è oggi il principale problema al di la delle buone intenzioni, la riforma delle pensioni è stata fatta solo per coprire parte del debito pubblico,a noi invece hanno raccontato che serviva per equità,patto tra generazioni,tutto questo è stato smentito dai fatti,ora ci troviamo a scegliere il meno peggio all'interno di una coalizione che è complice di tali scelte ,Bersani o Renzi ,quest'ultimo NO appoggiato dalla finanza e dalle scellerate idee Ichino ,Bersani era coinvolto in queste scelte dove questo governo puniva la parte più debole del paese,pertanto tappandomi il naso voto Bersani.

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